Sin dalla più tenera età l’arte sembra manifestarsi come un punto fermo dell’esistenza per Manuela Andreoli. Forme e colori, complice un ambiente in cui bellezza naturale e creatività umana si fondono in maniera particolarmente felice, rappresentano causa di stupore e fomentano l’acuta curiosità che tuttavia per lungo tempo, per lo meno sulla tela, rimarrà inespressa. Bisogna attendere i primordi degli anni duemila perché questa vena creativa mai sopita emerga finalmente alla luce come una fiume carsico che abbia compiuto i suoi primi passi, non visto ma presente, nel sottosuolo. Benché i primi risultati evidenzino una capacità di osservare e riprodurre la natura, tale maniera appare immediatamente insufficiente all’artista per esprimere il non visibile, vale a dire le sensazioni, percezioni, emozioni e cognizioni che si celano dietro le persone, oltre le maschere. Nemmeno le forme in certa misura espressioniste che derivano da quel primo nucleo di lavori sono sufficienti ad esprimere quell’idea di universale artistico che guida l’indagine dell’Andreoli; nonostante che da quei tratti esagerati trasudi una vivida emotività, essi non fanno che sfiorare l’obiettivo. È in questi primi periodi della propria carriera che l’artista si dedica anche alla scultura raku, una fase che resta tutt’ora unica e conclusa in sé stessa, benché sintomatica dell’evoluzione che lo stile avrebbe subito; tale ristretta produzione presenta infatti i sintomi di quel linguaggio universale che sarà fulcro della riflessione artistica successiva: forme che esprimono fluidità e colori elementari.
L’evoluzione dell’espressività di quest’artista subisce dunque una svolta decisiva ed indelebile con la scoperta e la padronanza di un’arte infine totalmente concettuale. L’approdo a questa maniera di esprimersi sembra quasi necessario alla luce dell’espressività ch’essa consente all’artista; è solo in tal modo che le diviene infatti possibile rappresentare quel principio unico ed universale che sin dal principio aveva stimolato il continuo divenire della propria espressività, senza questo stile pittorico, tale progetto non sarebbe stato in alcun modo realizzabile. In questo nuovo universo artistico non ci sono più forme particolari ma concetti assoluti e astratti mediante i quali è stato possibile unificare la rappresentazione di ogni cosa in una sola modalità espressiva; trascendendo la sensazione, l’osservabile, l’udibile e tutto il particolare l’artista rende manifesta sulla tela la trama stessa dell’essere unificando tempo e spazio, emozione e cognizione, nei semplici concetti di estensione e pensiero ed esprimendo quest’ultimi in un solo e medesimo codice.
Edoardo Gornetti
L'arte, la bellezza, la sorpresa
Manuela, anche in questo periodo di Covid-19, utilizza l'arte per esprimersi e segnare il tempo, segnare i tempi. Lo fa come solo lei sa fare, con il suo stile ineffabile, nella sua modalità catartica, con i suoi colori immortalati lì sulle tele.
BLU - NERO e sempre il "Suo Rosso", rosso distintivo, rosso che unisce il suo sentiero professionale, in continua ascesa. Nelle sue tele troviamo passione e sentimenti cristallizzati, con un linguaggio cromatico e con coordinate comprensibili alle anime più sensibili.
Cristian Sinisi
“Se dovessi fotografare qualcosa focalizzerei la mia attenzione sulle cose piccole, un filo d’erba, la foglia di un albero, una pietra..."
Questa in sintesi l’essenza più profonda di Manuela Andreoli, uno spirito semplice dall’illimitato slancio emotivo, un’artista che mira ad esaltare l’importanza del particolare, volta ad indagare in chiave sentimentale quel celato che ancora è da scriversi e che, forse, non si scrive mai realmente, lo si lascia lì, sospeso, in attesa che il piccolo grande segno che ne è l’estensione venga in qualche modo raccolto, interpretato, vissuto nel profondo.
La comunicazione tra i colori si assimila alle interazioni tra persone, caratteri, sensazioni, in tutti i casi viene compiuto un percorso catartico teso ad esternare una forma di interiorità.
Così ci si “affida” al gesto affinchè i colori si vadano a depositare esattamente dove l’istinto vuole, portando inevitabilmente ad opere che tentano di parlarci attraverso le sue “tracce”...
a cura di Samantha Carillo
Manuela usa i colori come fossero segni grafici, ogni sua opera è un percorso, magico sciamanico dove il colore diviene tonalità e quindi quel suono primordiale che si espande nello spazio definendolo. Ecco perché i suoi colori restano distinti pur unendosi nella composizione. Formidabile è poi la sua capacità di armonizzare oggetti diversi come farebbe chi un coro o una orchestra dirige. Formidabile è la sua umiltà che la rende grande, come quando ti mostra un'opera e con te che guardo della magia ch'ella stessa crea si stupisce che guardi.
Prof.Alberto d'Atanasio.
“Arte tra filosofia, poesia e spiritualità”
di Alberto Moioli
Mi capita spesso di dire che il mio privilegio è quello di ascoltare e raccontare le storie e le sensazioni che mi sono trasmesse dagli artisti. È un privilegio vero perché in quanto artisti hanno una visione del mondo sempre molto interessante e originale. Ci sono personaggi che vivono nell’oscurità e si cibano del loro pessimismo creando opere particolarmente vibranti, a volte addirittura inquietanti, ci sono artisti che invece a modo loro inseguono la bellezza ricercandola dentro se stessi e creando una serie di opere particolarmente intense e gradevoli al tempo stesso, appartiene a questa affascinante sfera Manuela Andreoli.
Artista dalla sensibilità straordinaria, colta e appassionata, Manuela ricerca nell’arte una dimensione che non è fuori da sé stessa come fosse una ricerca d’evasione dal mondo reale ma è, al contrario, una ricerca che parte prima dalla sua anima e, filtrata adeguatamente dalla sua sensibilità, emerge nel suo straordinario percorso creativo. Le tematiche delle sue opere sono suddivise in “corpo, mente e spirito”, un segnale che già è una forte chiave di lettura dell’artista.
Una triade molto significativa che appartiene al mondo fisico, psichico e spirituale, un approccio al mondo dell’arte particolarmente impegnativo e interessante che Manuela affronta con grande stile e raffinatezza. L’alchimia che rende straordinarie le opere dell’artista è resa speciale dall’approccio poetico di tutto il percorso creativo, una riflessione che riesce a trasmettere, all’osservatore attento, una straordinaria sensazione di benessere, forse grazie a quella triade che è alla base delle scienze mediche orientali.
Corpo, mente e spirito sono dunque parte integrante di ogni opera di Manuela Andreoli, un sottile trait d’union che collega le figurazioni del “corpo” con le astrazioni dello “spirito” consentendo alla magia del colore di stimolare riflessioni che ondeggiano tra poesia, filosofia e spiritualità.
Smuovere all’osservatore tutte queste profonde sensazioni è una capacità artistica che appartiene sono a poche eccellenze, Manuela è una di queste.
L’incontro con l’artista è stato un autentico valore aggiunto alla mia analisi perché la riflessione sulle opere , con la loro intensità vibrante e il ritmo vitale che emerge in ogni campitura, non è nient’altro che lo specchio dell’anima dell’autrice che riesce a conquistare il pubblico e la critica più esigente proprio con le stesse caratteristiche espressive.
Tutto ciò si traduce nella straordinaria forza espressiva della libertà di pensiero, della poesia che aleggia nel suo cuore e nella bellezza che l’unione tra corpo, anima e mente rincorre ogni attimo della sua vita, pur nelle mille e più domande che sorgono a chi, come Manuela, è particolarmente riflessiva e sensibile.
La passione che anima la ricerca di un nuovo codice del linguaggio espressivo di Manuela abita il mondo delle emozioni e della poesia.
Dopo aver scritto molto, ed essermi lasciato trascinare nelle opere dell’artista, resto in attesa delle prossime creazioni, pronto a farmi nuovamente e piacevolmente coinvolgere.
Dentro di me resta solo il dubbio che le poche parole di Manuela scritte a seguire forse sarebbero bastate per raccontare la straordinarietà della donna e dell’artista.
“Vivo sognando, ma cercando di non perdere di vista la realtà che mi permette di colorare la mia vita. “ (Manuela Andreoli 29 luglio 2016)
A cura di Alberto Moioli (9 Agosto 2016)